Mi presento: sono Claudio Manara, mediatore immobiliare fin da quando, nel 1981, scelsi di seguire le orme di mio padre, orme di una strada che anche mia figlia Ilaria ha scelto di percorrere. Per diversi anni non mi sono occupato direttamente della gestione dei terreni, che sono stati affittati e coltivati a cereali e fieno, ma dentro di me trovava sempre più spazio l’idea di impiantare un tipo di coltura che mi potesse coinvolgere personalmente e che fosse nel contempo idonea alla tipologia dei terreni che possedevo. Questi ultimi sono parte di un piccolo altopiano che si affaccia sul fiume Reno e sui laghetti di Porziola (oasi ittica e ambientalista).
Claudio Manara
La storia del Podere Porziola
Ho ereditato dai miei genitori, entrambi deceduti prematuramente, un piccolo podere a Sasso Marconi denominato “Porziola” della grandezza di circa sette ettari e lavorativo per cinque. I miei genitori avevano origine contadine in Romagna e si erano trasferiti a Sasso Marconi nel 1954, dove erano divenuti dapprima commercianti (macellai e baristi), poi mio padre divenne più tardi mediatore di bestiame e successivamente mediatore immobiliare; ma le origini non tradiscono e proprio per questo nel 1975 decisero di acquistare questo podere.
Gli inizi della coltivazione dei nostri ulivi
Nel 2008 iniziò quella che oggi posso definire “la mia avventura” quando ebbi l’occasione di incontrare, grazie ad un articolo pubblicato sul quotidiano “Resto del Carlino” un tecnico ARPO (Associazione Regionale Produttori di Olive). Ne parlai subito con Maurizio, amico di una vita e sulla soglia dei 50 anni decidemmo che non è mai troppo tardi per un nuovo inizio. Preparammo così i terreni secondo le indicazioni che ci erano state fornite, con rippatura ed aratura e mettemmo a dimora le prime 240 piccole piantine, allevate a vaso policonico, nella primavera del 2009, su circa 1 ettaro di terreno.
Negli ultimi anni abbiamo piantumato tutti i terreni lavorativi e possediamo ad oggi circa 1.400 piante che alleviamo con tanta passione. Premesso che in Italia si coltivano circa 550 tipi di piante, dette “cultivar”, l’ARPO ci consigliò di piantumare alcune qualità di ulivi più resistenti al freddo, ad esempio la Nostrana di Brisighella da cui si ricava uno degli oli più pregiati della regione, la Ghiacciola, il Leccino, il Morcone, il Leccio del Corno ed alcune qualità nate da brevetti come la Don Carlo e la I-79.
Negli ultimi anni il CNR di Bologna ha riprodotto alcune varietà autoctone, prelevando rametti dalle piante secolari sopravvissute nel nostro territorio, le cosiddette “marze”, facendoli radicare per allevare nuove piantine. Da qui le varietà che si chiamano Farneto, Montelocco, Montecapra, Capolga, Orfana, località delle nostre colline, che sono state da noi piantumate nel 2018. Possiamo ad oggi con orgoglio annoverare le nostre piante tra quelle definite “biologiche” e questa è solo una delle caratteristiche che rendono il nostro olio speciale.
Il territorio
Sasso Marconi: comune Bolognese situato a Sud del capoluogo di Bologna, a circa 15 km, nella prima zona collinare dell’appennino Bolognese. Anticamente chiamato PRADURO E SASSO e dal 1938 chiamato Sasso Marconi. “Sasso”, dal Sasso della Glosina, una rupe del Contrafforte pliocenico che domina il paese e la confluenza dei fiumi Setta e Reno; “Marconi” in onore di Guglielmo Marconi (da queste colline lo scienziato eseguiva i primi esperimenti che lo portarono all’invenzione del telegrafo senza fili, antenato di tutte le moderne comunicazioni) e nel nostro paese riposano le sue spoglie.
Nelle colline cosiddette “Marconiane” ed in generale su tutte le colline Bolognesi, vi sono numerose testimonianze della coltura dell’olivo: un’impronta di foglia ritrovata, insieme a numerosi altri fossili, nelle sabbie plioceniche di Mongardino ha condotto gli studiosi a pensare che la coltura fosse stata praticata nel territorio bolognese in epoca romana. Più consistenti e sicure appaiono le testimonianze olivicole che risalgono ad epoca medievale: in un atto notarile del 6 marzo 776 con il quale il duca Giovanni da Persiceto trasferiva al monastero di Nonantola la proprietà di alcune terre “in pago Montebelio” (Monteveglio), è scritto che questa località era “oliveto circumdato”.
Nel millecinquecento infine si ha la certezza di consistenti colture di olivo sul territorio collinare Bolognese, colture che trovarono grandi ostacoli nelle avverse condizioni climatiche susseguitesi dall’inizio del 1700. Un recente studio dimostra come il periodo tra il 1675 e 1715 fu caratterizzato da intense gelate persistenti che produssero enormi danni all’olivicoltura, provocando la quasi totale scomparsa di questa coltura arborea. Nei luoghi ove erano coltivati gli ulivi vi sono comunque ancora alcune piante secolari, particolarmente resistenti, che sono sopravvissute sino ad oggi, alle gelate che si susseguirono in tutti questi secoli.
Più recentemente, dal 1990 all’incirca, il territorio bolognese si è reso protagonista di un progressivo incremento di superfici coltivate ad ulivo, complici i cambiamenti climatici ora favorevoli.
È in questo scenario che si colloca il nostro Podere denominato “Porziola”.